Mande Djara

Il progetto, in breve

Un impianto scenico moderno, essenziale, una compagnia multietnica (Costa d’Avorio, Senegal, Iran, Italia) composta da attori, cantanti e danzatori e un gruppo di musicisti in formazione elettroacustica, attraverso un dichiarato gioco teatrale raccontano la storia di Sogolon la brutta e del figlio Sunjata.

Uno dei miti più interessanti dell’Africa occidentale viene raccontato attraverso il linguaggio universale della danza, della musica e delle immagini.

Una favola gestuale. Un racconto per suggestioni.

La trama

Maghan Kon Fatta, il re del Mandè, muore prematuramente senza esprimere nessuna volontà di successione.

Il popolo, sconvolto e disorientato, è in balia di sentimenti contrapposti che fanno scaturire una diatriba sulla scelta dell’erede al trono. La maggioranza dei benpensanti si schiera dalla parte del primogenito, Dankaran Tourman, nato dalla prima moglie, la bellissima Sassouma mentre la profezia del griot sostiene che l’erede al trono debba essere Sundjata Keyta, il figlio storpio della bruttissima Sogolon Kedju, la seconda moglie del re Maghan. Sunjata lo storpio contro Dankaran il bello.

Nonostante l’ammonimento del griot, Sunjata non viene accettato come erede mentre sua madre, Sogolon, viene accusata di stregoneria. I due sono costretti all’esilio per evitare la guerra fraticida contro Dankaran il bello. La decisione del popolo conferma drammaticamente la profezia. Dankaran, essendo cresciuto nella bambagia, è eccessivamente viziato e inadatto al ruolo di re. In poco tempo il regno viene conquistato da un cattivissimo re straniero, il terribile Soumaoro e il popolo del Mandè viene ridotto alla schiavitù.

Nel frattempo Sogolon, la donna della profezia, spinta da un sentimento materno, si immola per consegnare al figlio Sunjata dei poteri magici che lo porteranno a liberare il suo popolo dalla schiavitù.

La profezia è compiuta ed il popolo del Mandé è finalmente salvo.

Il progetto

L’idea nasce dall’intento di sviluppare un programma di collaborazione fra artisti di diverse nazionalità basato sul recupero del patrimonio poetico della tradizione orale dell’Africa Centro Occidentale.
La drammaturgia di Pamela Toscano (che è anche la regista) si sviluppa a partire da una serie di trascrizioni che Abou Beken Touré ha raccolto seguendo le tracce della tradizione orale di alcuni Griot.
La collaborazione col Laboratorio Creativo Permanente é sfociata in una sintesi gestuale in cui la musica ha la massima libertà di esprimersi secondo piani paralleli, più musicali che teatrali.
Il risultato di questa prima fase del lavoro è una sorta di poema epico in musica, un intreccio linguistico, così antico e moderno al tempo stesso le cui potenzialità espressive vale ancora la pena di esplorare.

 

Centro Socio Culturale Affabulazione di Ostia